In un mondo sempre più globalizzato, in cui i valori e le tradizioni culinarie rischiano di perdersi, avere uno chef privato in casa, che si prende cura delle tue esigenze alimentari, coccolandoti dall'antipasto al dolce, è un lusso raro e prezioso.
Questa figura ha radici storiche profonde: basti pensare ai famosi Monsù, chef personali delle famiglie nobili del Regno delle Due Sicilie durante l'epoca borbonica. Il termine deriva dal riadattamento in chiave meridionale del francese Monsieur—in Sicilia Monsú, a Napoli Monzú.
Il Monsù non era solo uno Chef, ma un vero e proprio artista della cucina, capace di combinare le sofisticate tecniche culinarie francesi con le ricche tradizioni del Sud Italia, realizzando piatti che ancora oggi fanno parte del nostro retaggio gastronomico.

La presenza del Monsù divenne abituale in ogni famiglia aristocratica del XIX secolo nel Regno delle Due Sicilie. Era considerato "uno di famiglia", una figura prestigiosa in grado di dare lustro al casato e, come tale, doveva essere rispettato e riverito. La sua cucina non si limitava a importare le ricette d'Oltralpe, ma le reinterpretava, integrandole con i sapori e gli ingredienti della tradizione meridionale e insulare. Il Monsù non era solo un cuoco, ma un vero maestro della gestione gastronomica: coordinava l’intera cucina, dagli approvvigionamenti alla scelta degli abbinamenti, fino a quello che oggi chiameremmo controllo qualità.
Un Monsú siciliano non aveva difficoltà ad assumere questo ruolo perché egli non era soltanto un custode della tradizione, capace di valorizzare le materie prime, i condimenti e lo stile di presentazione dei piatti, ma anche un interprete e promotore della cultura alimentare. Era, inoltre, un tecnico esperto nella complessa e delicata arte della cucina, in grado di gestire un’intera brigata e affrontarne le problematiche con maestria.

Non parliamo, dunque, di un semplice "scaldapentole", per quanto valente, ma di una figura professionale di altissimo livello—uno skill ante litteram, per usare un termine moderno—sicuramente più influente di molte delle attuali "stelle" della cucina. La storia lo dimostra.

Proprio come allora, uno chef privato oggi non è soltanto colui che cucina, ma chi si prende cura del benessere gastronomico della sua clientela, offrendo esperienze uniche e personalizzate, nel rispetto del gusto, della qualità e della tradizione.
D’altronde, tutta la cultura gastronomica europea ha dovuto confrontarsi con la cucina siciliana. Il Duca di Piraino affermava:
"La cucina siciliana è la più antica d'Europa, rinomata in tutto il bacino del Mediterraneo già al tempo di Platone: i Saraceni le apportarono la ricca fantasia orientale e gli impensati contrasti di sapori, i rozzi Normanni l'arte di cuocere nei forni, gli Arabi la perizia nel confezionare dolci e gelati, gli Spagnoli il gusto per le preparazioni barocche, gli Inglesi, grazie alle loro colonie isolane, l’uso di rum e cioccolata, i Francesi, infine, il dominio ottocentesco della haute cuisine."

Non è un caso che la prima scuola di gastronomia al mondo nacque proprio in Sicilia, nel III secolo a.C., a Siracusa, grazie a Labdaco. L’opera fu poi perfezionata da Terpsione, che fondò un’accademia culinaria dove si insegnava non solo l’arte di preparare i cibi, ma anche quella di apparecchiare le mense, servire gli ospiti e abbinare sapientemente cibo e vino.

I Monsù compresero ben presto che la cucina non doveva limitarsi al gusto e alla raffinatezza, ma doveva anche ostentare ricchezza, dominio e forza, traducendosi in piatti scenografici e sontuosi, capaci di rappresentare lo status e la grandezza delle famiglie aristocratiche.
Nel contesto della cucina, ad esempio, il passato non è solo memoria, ma anche ispirazione: le ricette e le tecniche tramandate nel tempo raccontano storie di popoli, influenze e contaminazioni culturali che hanno dato vita ai sapori unici che ancora oggi celebriamo.

I Monsu nel Regno borbonico delle Due Sicilie resistettero fino agli anni Cinquanta del Novecento, quando via via furono soppiantati con l'avanzare della cucina internazionale diffusasi con la creazione della prima catena di alberghi a opera di César Ritz e con la direzione delle cucine ideata e realizzata da George Auguste Escoffier (1847-1935). ln questi alberghi venivano proposti menu contenenti pietanze classiche di nazionalità differenti in modo da poter soddisfare le esigenze dei diversi clienti.
Ritornando ai giorni nostri, la figura dello chef privato sembra rievocare, per certi versi, gli antichi splendori di un'epoca passata. In un mondo frenetico, dove il futuro avanza con prepotenza, stravolgendo le nostre vite, esiste ancora una nicchia di estimatori che si aggrappa con eleganza alle tradizioni, preservando il piacere della cucina raffinata e personalizzata.
Questa scelta rappresenta, nel suo piccolo, una forma di nobiltà moderna, un'eredità delle antiche famiglie aristocratiche che, pur trasformandosi nel tempo, continuano a riconoscere il valore dell’eccellenza gastronomica. Affidarsi a un luxury private chef significa concedersi il lusso di un’esperienza intima e indimenticabile, fatta di attenzioni su misura, ingredienti selezionati e sapori autentici, in un perfetto equilibrio tra passato e presente.
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